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Crolla il mercato auto a gennaio, immatricolazioni in calo del 32%

di Marco Ferrando

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È dal 1983 anni che il mercato italiano delle quattro ruote non cominciava così male: a gennaio sono state immatricolare 157.418 auto, un dato che vale la peggior performance degli ultimi 25 anni. I dati diffusi questa sera dal ministero ai Trasporti vedono confermate le previsioni della vigilia e indicano un calo del 32,6% rispetto all'anno scorso (quando erano state 232.207). E per febbraio non si prospetta alcuna ripresa, visto che gli ordini raccolti in gennaio - calcolati sulla base dei nuovi contratti siglati - hanno sfiorato le 140.000 unità, con una flessione del 32% rispetto a quelli sottoscritti a gennaio 2008 (oltre 205.200).

Chi sale e chi scende
Tornando alle immatricolazioni, tutte le marche hanno registrato una flessione, peraltro a doppia cifra, con due sole eccezioni: Alfa Romeo trainata dal successo della Mito (+18,21%, da 3.470 a 4.102 immatricolazioni) e Audi (+10,23% da 5.896 a 6.499). Peggio del mercato Fiat (-33,7% e quota di mercato che scende dal 25,87 al 25,46%) e Lancia (-34,1%), ma grazie al dato in controtendenza del Biscione il Lingotto - pur avendo immatricolato 50.500 vetture, contro le 73mila di un anno fa - consolida la quota complessiva di mercato al 32,1%, in crescita di 0,7 punti percentuali (a dicembre era al 30,9). Tra i marchi più significativi, il risultato peggiore è quello di Toyota, con il 53,2% di immatricolazioni in meno (da 10.031 a 4.685) e una quota che si assottiglia da, 4,3% al 3 per cento. Male anche le francesi: Renault di fatto dimezza le vendite, che dalle 11.260 del 2008 scendono a 5.312 (-52,8%); Citroen accusa una flessione del 43,08%, Peugeot del 33,6 per cento. In classifica, dietro a Fiat rimane Ford (che grazie a un calo inferiore alla media di mercato passa dall'8,76 al 9,85%) e quindi Volkswagen, che - salendo dal 5,95 al 6,54% - scalza dal terzo posto Opel, in caduta dal 6,83 al 5,93%.

L'usato
Rispetto al mese di dicembre, in frenata anche il mercato dell'usato: 369.051 i trasferimenti di proprietà di auto usate registrati a gennaio, con una variazione di -17,24% rispetto a gennaio 2008, quanto erano stati 445.903.

L'effetto annuncio
«Sulla contrazione, peraltro contenuta con il consueto ricorso alle immatricolazioni per chilometri zero - commenta il direttore del Centro studi Promotor, Gian Primo Quagliano - ha inciso pesantemente la fine degli incentivi alla rottamazione scattata il 31 dicembre, ma anche l'annuncio di nuove agevolazioni statali dato a gennaio inoltrato, annuncio a cui non è seguito a tutt'oggi alcun provvedimento». «In questa situazione - prosegue Quagliano - anche decisioni di acquisto già mature sono state rinviate in attesa della prevista adozione di nuovi incentivi: si è prodotto così un vero e proprio blocco della domanda che si protrarrà, con ogni probabilità, fino all'entrata in vigore delle nuove agevolazioni».

Fuori dall'Italia
Il crollo del mercato italiano - superiore a quello francese, che ha chiuso con una flessione del 7,9% ma inferiore a quello spagnolo, -41,6% - impone già una prima e pesante revisione al ribasso delle stime su tutto il 2009: avanti di questo passo, infatti, l'anno in corso potrebbe chiudersi di poco al di sopra della soglia del milione e mezzo di auto, contro il milione e 700mila prefigurati fino a pochi mesi fa dagli operatori del settore.

I rimedi possibili
In un contesto così delicato sale l'attenzione intorno alla nuova tornata di incentivi attualmente allo studio da parte del Governo: secondo gli esperti, i nuovi bonus infatti porterebbero in dote tra le 100 e le 300mila immatricolazioni in più rispetto al fisiologico andamento del mercato, a seconda dell'entità delle agevolazioni. E proprio sul capitolo incentivi torna a insistere l'Anfia, l'associazione delle imprese della filiera auto: «È necessario accelerare i tempi di pianificazione e adozione degli interventi per evitare un totale blocco del mercato - mette in guardia il presidente, Eugenio Razelli - Con il varo dei provvedimenti a sostegno della filiera si prospetta la possibilità di mantenere il mercato all'incirca sugli stessi livelli del 2008 e di guadagnare, così, mezzo punto di Pil».

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